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Apprezzabile esercizio stilistico retorico di Yanis Varoufakis, un gesto di sfida nei confronti di una Unione Europea che dalla lotta alla pandemia esce disorientata e a pezzi. La “controfattualità” dell’economista greco è pari alla “fattualità” dell’Amministrazione di Joe Biden.

A COVID Counterfactual for Europe

Apr 5, 2021 YANIS VAROUFAKIS

Understanding why the European Union will emerge from the pandemic weaker rather than stronger may prove to be a source of gloom. But recognizing what might have been could also serve as a springboard for change.

ATENE – Immaginate che la pandemia di coronavirus, anziché minare la fiducia nell’Unione Europea, l’abbia rafforzata. Immaginate che il COVID-19 abbia convinto i leader della UE a superare anni di acrimonia e frammentazione. Immaginate che oggi [la drammatica esperienza] sia servita da catalizzatore per l’emersione di un blocco più forte e più integrato in un mondo che auspica una leadership globale.

Immaginate. Non è difficile da fare.

Alla fine di febbraio 2020, due settimane prima che l’OMS dichiarasse la pandemia, il Consiglio della UE aveva già incaricato la Commissione europea di coordinare la propria guerra contro il coronavirus. In pochi giorni, la Commissione compila un elenco di attrezzature essenziali che scarseggiano in tutta Europa, dai dispositivi di protezione alle unità di terapia intensiva, ordinando forniture ai produttori. Infine, convoca il Cov-Comm, un comitato formato dai migliori epidemiologi e rappresentanti dei sistemi sanitari pubblici della UE per comunicare linee guida quotidiane. Liberati dalla necessità di procurarsi forniture essenziali, di elaborare adeguate regole di viaggio e di distanziamento, i governi nazionali si concentrano sull’attuazione del piano d’emergenza europeo.

Nel momento in cui, un mese dopo, la pandemia aveva mostrato i suoi denti nel nord Italia, camion carichi di equipaggiamento protettivo, bombole d’ossigeno, macchinari per terapie intensive e persino medici e infermieri cominciano ad arrivare da tutta Europa, tutti coordinati da Bruxelles. Mentre il Parlamento europeo discute i punti più delicati riguardanti l’equilibrio tra le libertà civili e la salute pubblica, la Commissione continua a mappare, in collaborazione con i governi nazionali, le esigenze dei sistemi sanitari in tutta la UE.

A marzo, Cov-Comm suggerisce i confinamenti, con regole che variano da regione a regione. Il Consiglio europeo appoggia il piano della Commissione per l’adozione e il monitoraggio quotidiano della quarantena. Nel momento in cui gli europei vi entrano, una rete di centri di test di massa in tutta la UE viene istituita. Test regolari in ogni quartiere, vicino a ogni scuola e presso ogni luogo di lavoro, il che consente un’uscita coordinata e sicura dal confinamento orizzontale.

In Aprile, essendo il mese più crudele, il numero di vittime aumenta, ma almeno gli ospedali reggono bene, grazie alla messa in comune d’attrezzature e di risorse umane in tutta Europa. Alla domanda da parte dei giornalisti in che modo i medici e gli infermieri stranieri presenti comunicano con i loro colleghi italiani e spagnoli all’interno dei reparti di terapia intensiva, un anestesista tedesco risponde: “Di fronte alla morte, i professionisti medici comunicano per osmosi“.

Con i lockdown che colpiscono sia i consumi sia la produzione, le economie europee si avviano verso la peggiore recessione che si ricordi. A differenza della crisi dell’euro avvenuta un decennio prima, la pandemia trascina verso il basso l’attività economica in tutta Europa. Il nemico comune, insieme allo spirito di solidarietà nell’ambito sanitario, genera un nuovo stato d’animo, che ben presto permea i circoli ufficiali, la cui conseguenza porta all’immediato lancio di una risoluzione rivoluzionaria, approvata all’inizio di maggio dall’Eurogruppo dei ministri delle finanze e poi dal Consiglio europeo. Il Next Generation Europe, o NGE (Recovery Fund).

Quattro pilastri rendono il NGE un preludio alla corretta unificazione dell’Europa. C’è un meccanismo comune per assorbire l’inevitabile aumento del debito pubblico mentre i singoli stati si battono per sostenere le imprese e l’occupazione interna. Ora, un fondo sanitario centrale finanzia la lotta contro il COVID-19, compreso l’approvvigionamento di vaccini. Una erogazioni in contanti a ogni europeo li mette tutti al sicuro. Inoltre un programma di investimenti adeguato finanzia il passaggio alla cosiddetta Energia Verde, di cui l’Europa ha così disperatamente bisogno.

Per costruire i quattro pilastri del NGE, i leader della UE devono superare l’ostacolo che li aveva bloccati durante tutte le precedenti crisi, cercando di capire come simulare un governo federale senza violare lo spirito delle leggi e dei trattati. La soluzione adottata per il progetto NGE è ingegnosa. Nella cruciale riunione del Consiglio dell’aprile 2020, il cancelliere tedesco – politicamente in fase calante – Angela Merkel, afferma: “Poiché la nostra unica istituzione comune con una vera potenza di fuoco, la BCE, sosterrebbe sempre le nostre difficoltà. Facciamo almeno in modo di ben utilizzarla“.

Di queste parole i leader europei fanno tesoro. Per assorbire l’inevitabile aumento del debito pubblico, i deficit di bilancio primari di tutti gli Stati membri (quelli al netto degli interessi per pagare il debito) da marzo 2020 sono finanziati da obbligazioni trentennali emesse dalla BCE. La lunga scadenza delle obbligazioni significa che i leader europei suppongono che necessitino almeno 30 anni per formare un vero governo federale, completo di un Tesoro comune, affinché si eviti alla BCE di stampare i soldi per rimborsare i creditori obbligazionari. “Se l’Europa non può unirsi entro tre decenni“, sentenzia il presidente francese Emmanuel Macron alla riunione del Consiglio europeo di maggio, “forse non meritiamo la nostra Unione“.

I leader della UE hanno attraversato il Rubicone e ora dopo che si è risolta la questione del NGE si passa ad altri problemi. Ad esempio, per finanziare la ricerca e lo sviluppo di vaccini e finanziare la produzione locale su licenza in tutta Europa, la BCE promette di acquistare obbligazioni perpetue (tipo zero coupon) emesse da società farmaceutiche. Non vi è nulla nel regolamento della BCE che le impedisce di farlo, quindi la UE potrebbe utilizzare questo meccanismo per finanziare un programma di vaccinazione con successo e altri dispositivi sanitari di base da condividere tra tutti gli europei. Ancora meglio, la UE utilizzerebbe questo meccanismo per procurarsi centinaia di milioni di dosi di vaccino da distribuire gratuitamente ai paesi vicini e a quelli in via di sviluppo.

Poi, c’è il programma di distribuzione di denaro incluso nel NGE (Recovery Fund), l’equivalente agli assegni del governo federale che le famiglie statunitensi ricevono durante la pandemia. I leader della UE scoprono che nulla nello statuto della BCE, o in alcun trattato della UE, impedisce alla BCE di accreditare sul conto bancario principale di ogni adulto europeo € 2.000 ($ 2.350), per un costo totale non superiore a € 750 miliardi. Con ogni europeo, tedesco, greco, olandese o portoghese, che riceve lo stesso importo, il divieto dei trattati della UE di trasferimenti fiscali o salvataggi di uno Stato membro da parte di un altro non verrebbe mai violato.

Infine, il NGE dispone che la Banca Europea per gli Investimenti emetta obbligazioni equivalenti più o meno corrispondente al 5% del reddito totale dell’Europa, anch’esse sostenute sui mercati obbligazionari dalla BCE. Ciò finanzia una nuova Agenzia europea deputata alla transizione ecosostenibile al fine di sviluppare e, più in generale, per finanziare il Green New Deal europeo. Mentre i tassi d’infezione aumentano e diminuiscono, a partire dal dicembre 2020 il lancio coordinato del programma di vaccinazione europeo arresta la diffusione del virus. Gli europei celebrano l’arrivo del 2021 con aspettative tangibili di una prosperità verde condivisa. Nel frattempo, la posizione globale dell’Europa è migliorata, anche nella Gran Bretagna post-Brexit. Le spedizioni di vaccini donati dalla UE svolgono un compito, ma non così tanto grande come sta accadendo in Europa in cui si dimostra che l’unità e la solidarietà finalmente trionfa in tutto il continente.

Tutto questo sarebbe potuto accadere, ma non fu così. Non ci resta che capire se ciò potrebbe rivelarsi una fonte di tristezza o, se lo scegliamo, un trampolino di lancio per il cambiamento.

Yanis Varoufakis, a former finance minister of Greece, is leader of the MeRA25 party and Professor of Economics at the University of Athens. 

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Franco Gavio

Dopo il conseguimento della Laurea Magistrale in Scienze Politiche ha lavorato a lungo in diverse PA fino a ricoprire l'incarico di Project Manager Europeo. Appassionato di economia e finanza dal 2023 è Consigliere della Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria. Dal dicembre 2023 Panellist Member del The Economist.

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