Il rapporto Oxfam sulle disuguaglianze dimostra che l’aumento della ricchezza massima nell’ultimo triennio è stato poderoso, mentre la povertà globale rimane bloccata a livelli pre-pandemici. La soluzione? Tassa sui patrimoni, niente condoni e lotta all’evasione fiscale, per cominciare….
Oxfam (Oxford Committee for Famine Relief) è una confederazione internazionale di organizzazioni non profit che si dedicano alla riduzione della povertà globale, attraverso aiuti umanitari e progetti di sviluppo. Ne fanno parte 18 organizzazioni di paesi diversi che collaborano con quasi 3.000 partner locali in oltre 90 nazioni per individuare soluzioni durature alla povertà e all’ingiustizia.
Elevate e crescenti disuguaglianze costituiscono un tratto tristemente caratterizzante dell’epoca in cui viviamo.
Le recenti gravi crisi hanno ingigantito disparità e fratture sociali, inaugurando quello che non stentiamo a definire come il “decennio di grandi divari” con miliardi di persone costrette a vedere crescere le proprie fragilità e a sopportare il peso di epidemie, carovita, conflitti, eventi metereologici estremi sempre più frequenti e una manciata di super-ricchi che moltiplicano le proprie fortune a ritmi esagerati.
In un mondo dove i ricchi sono sempre più ricchi e i poveri sono sempre più poveri, presto il patrimonio del più ricco dei ricchi potrebbe superare la soglia astronomica di mille miliardi di dollari: potrebbero essere sufficienti dieci anni perché questo accada, secondo Oxfam International.
Le diseguaglianze aumentano ovunque e l’Italia non sfugge a questo: l’1% più abbiente della popolazione ha una ricchezza oltre 84 volte superiore a quella detenuta complessivamente dal 20% più povero.
E proprio la pandemia, i cui effetti economici e sociali hanno colpito in modo sproporzionato i ceti più fragili della popolazione mondiale, ha ampliato il solco delle diseguaglianze.
I primi cinque miliardari hanno raddoppiato la loro ricchezza. D’altra parte, quasi 5 miliardi di persone sono diventate più povere.
Per sconfiggere la povertà, al contrario, ci vorranno più di 200 anni.
L’1% più ricco del mondo possiede il 59% di tutti i titoli finanziari.
In Italia, nel 2022, circa 5,6 milioni di individui erano in condizioni di povertà assoluta: si tratta di individui che non dispongono di risorse mensili sufficienti ad acquistare un paniere di beni e servizi essenziali per vivere in condizioni dignitose.
I nuclei familiari in queste condizioni sono aumentati dal 7,7 all’8,3% nel 2022, a 2 milioni e 180mila famiglie.
L’aumento della povertà assoluta è dovuto soprattutto all’impennata dell’inflazione e ai suoi impatti sulle famiglie a bassa spesa rispetto a quelle benestanti. Nel 2023, la situazione è peggiorata, a causa del rallentamento dell’economia e della minore capacità delle famiglie di fare affidamento sui propri risparmi.
Per l’Italia, Oxfam raccomanda di “rivedere” le misure per l’inclusione sociale e lavorativa introdotte nel 2023, riabbracciando l’approccio universalistico che garantisce a chiunque si trovi in difficoltà la possibilità di accedere a uno schema di reddito minimo.
Andrebbe, quindi, introdotto un salario minimo legale indicizzato all’inflazione.
Oxfam raccomanda, inoltre, di favorire una generale ricomposizione del prelievo, con spostamento della tassazione dal lavoro su profitti, interessi, rendite finanziarie, e tutelare l’equità orizzontale del sistema impositivo.
Un’imposta progressiva sui grandi patrimoni, in Italia rivolta al solo 0,1% più ricco della popolazione con un patrimonio netto individuale sopra i 5,4 milioni di euro, porterebbe a un gettito potenziale stimato tra 13,2 e 15,7 miliardi di euro all’anno, stima Oxfam. Il rapporto invita a evitare condoni fiscali e a combattere l’evasione.
Sempre secondo Oxfam, il 20% più ricco degli italiani detiene oltre i due terzi della ricchezza nazionale (68,9%).
Il 60% più povero ne possiede appena il 13,5%.
Inoltre, a livello globale gli uomini possiedono una ricchezza superiore di 105.000 miliardi dollari a quella delle donne.
Per una donna che lavora nella sanità o nel sociale ci vorrebbero 1.200 anni per guadagnare quanto in un anno percepisce, in media, l’amministratore delegato di una delle 100 imprese della lista Fortune.
Le donne sono le più presenti tra i lavoratori a bassa retribuzione, più precari e meno tutelati: nel 2019, su scala globale, le donne hanno percepito appena 51 centesimi a fronte di ogni dollaro guadagnato dagli uomini. Su oltre 1.600 tra le più grandi ed influenti imprese al mondo, soltanto il 24% si è impegnato pubblicamente sulla parità di genere. E soltanto il 2,6% di queste grandi società rende pubbliche le informazioni sul divario salariale di genere tra i propri dipendenti.
Il mondo è “circondato” dal cambiamento climatico, dall’aumento del costo della vita, dalla guerra e dalla pandemia di Covid 19, eppure i più ricchi sono diventati più ricchi e i profitti aziendali sono in aumento.
Warren Buffet imprenditore, economista e filantropo statunitense, soprannominato “l’oracolo di Omaha” per la sua abilità di previsione negli investimenti finanziari affermò: “È in corso una lotta di classe, è vero, ma è la mia classe, la classe ricca, che sta facendo la guerra, e stiamo aimè vincendo”. A convincersi che la lotta di classe sia finita sono solo i poveri che sognano che i ricchi lascino qualche briciola …..
Roberta Cazzulo