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Luca Ferraris, docente Politecnico di Torino, Consigliere comunale, la nostra Community.

Per arrivare nella megalopoli occorrono dalle 10 alle 18 ore di volo, eventualmente qualche scalo di mezzo e la necessità di avere molta pazienza mentre si sorvolano i cieli di quasi mezzo continente asiatico. Ci si imbarca a Milano Malpensa, tra le nebbiose campagne del Varesotto, si atterra in una metropoli da 26 milioni di abitanti.

Ci racconta dell’esperienza cinese, sia come expat che come professore, Luca Ferrais. Arriva nella terra del Dragone per un progetto congiunto siglato dall’Università di Torino di cui è docente per la cattedra di Ingegneria Elettrotecnica. Con lui la sua famiglia, la compagna Emanuela e il figlio Tommaso. La destinazione finale è la Tongji University, una delle più antiche e prestigiose università cinesi. Ci si porta dietro l’essenziale – è necessario -perché non esistono valigie sufficientemente capienti per iniziare una nuova parentesi di vita dalla parte opposta del mondo. In un campus alle porte della città si scontra con il sistema universitario cinese, profondamente diverso dal nostro.

Studenti assonati da un ritmo di vita differente e edifici lontani dalla supertecnologia associata spesso al miracolo economico d’oriente. Il tempo scorre ma le persone restano. E così un incontro fortuito nei corridoi di Torino con uno studente cinese, in Italia sempre in virtù dell’accordo interuniversitario siglato, ci ricorda che quei 10.000 km sono forse una barriera non così invalicabile ai nostri giorni. E nemmeno la questione linguistica e quei nomi così impronunciabili che sono stati sostituiti per necessità di comprensione da soprannomi italiani – non sempre o forse quasi mai equivalenti. L’adattabilità diventa condizione indispensabile per non divenire “Lost in Transaltion”, come dei Bill Murry a zonzo sul Bund.

Di ritorno a casa inizia il progetto “Risorsa” che ha come filo conduttore l’economia circolare: il recupero delle “terre rare” dagli hard disk di computer in disuso e il loro utilizzo per la realizzazione di magneti a prestazioni migliori da montare su motori elettrici. Una ricerca interdisciplinare con protagonista la sede alessandrina del Politecnico di Torino con l’obbiettivo dell’avanzamento tecnologico del settore.

Luca si definisce un “ingegnere anomalo”, lontano dallo schematismo e dal rigore tipicamente associato alla professione. Lo hanno influenzato gli studenti, dice, i ragazzi con cui è spesso a stretto contatto sia in aula che fuori. E forse anche un po’ i pelosetti del rifugio Panciallegra di cui è Vicepresidente e con cui passa parte del suo tempo quando non è in aula o in laboratorio.

L’autentica passione per i Grigi lo ha accompagnato anche in quei 10.000 km che separano Alessandria da Shanghai, dal campo del Moccagatta alla sommità dell’Oriental Pearl Tower. E così i confini, veri o presunti, vengono meno e Alessandria sembra avere più cose in comune con l’oriente e con il mondo di quanto si possa immaginare. E forse lo stesso vale anche per Luca.

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Il Ponte