
FAR FUNZIONARE L’ESISTENTE MA COSTRUIRNE UNO NUOVO RISULTERA’ FONDAMENTALE NEL FUTURO.
Nel futuro come sarà la nuova rete ospedaliera? Perché non si è attivato da subito uno studio comparativo su più terreni per individuare il più idoneo? Perché non si fa come a Cuneo per capire quali strumenti finanziari alternativi ad Inail possono essere eventualmente più adatti? La Regione prima di indicare i terreni doveva chiedere un confronto con il sindaco per capire il suo progetto di sviluppo urbanistico, economico e sociale.
Le preoccupazioni dei cittadini sul fronte della salute oggi sono giustamente quelle di ottenere in tempi rapidi appuntamenti per le visite o le cure necessarie, di non attendere troppo al pronto soccorso, di avere un medico di famiglia che spesso rappresenta l’unica risposta della sanità territoriale, di non restare senza cure domiciliari quando necessarie o di non pagare troppo nelle case di riposo o nelle comunità sociosanitarie.
Insomma, i cittadini chiedono di far funzionare quello che c’è, non chiedono altro. Le Istituzioni però hanno un altro compito: devono decidere oggi i progetti che saranno utili nel futuro. Un compito improbo per chi non ha valori di riferimento e una visione troppo limitata nel tempo. Nel caso specifico il valore di riferimento è quello costituzionale del diritto alla salute che deve essere garantito dal Sistema Sanitario Nazionale pubblico con la stessa qualità a tutte le persone a prescindere dal luogo di nascita e dalle disponibilità economiche. La visione troppo limitata nel tempo è quella che pretende di immaginare nel futuro la conservazione di questa rete ospedaliera e di questa modalità di integrazione tra ospedali e sanità territoriale.
Mi pare che, pur con notevole ritardo, anche in provincia di Alessandria la discussione porti verso la consapevolezza che la realizzazione di una nuova struttura ospedaliera sostitutiva del Santi Antonio e Biagio sia fondamentale per il futuro. Ormai è noto che l’attuale ospedale è troppo “energivoro”, nonostante alcuni lavori di efficientamento, e i padiglioni interni dimostrano caratteristiche strutturali inadeguate ad ospitare gli standard qualitativi richiesti.
Quali errori si stanno commettendo? Badate bene, io non ho la presunzione di esprimere la verità, ho con me la convinzione di un metodo che vorrei fosse oggetto di confronti sul merito con altri metodi, non con altre posizioni di parti politiche che spesso risultano contrarie e palesemente alimentate da pregiudizi solo per esclusivi vantaggi elettorali.
E il metodo è quello del sostegno economico utile a finanziare studi di alto livello professione ed approfondimenti multidisciplinari per ottenere almeno tre indicazioni chiare:
la prima è quale nuovo ospedale serve nella rete obbligatoriamente da riorganizzare degli ospedali della nostra provincia;
la seconda è quale fra i siti risulta il più idoneo per progettare la costruzione;
la terza è quali strumenti finanziari sono consigliabili per sostenere i costi della costruzione.
Certamente per dare indicazioni sul sito più idoneo lo studio deve tenere in considerazione le progettuali dell’amministrazione comunale, gli assi di sviluppo su cui insistono le traiettorie economiche e l’idea generale che il sindaco ha del futuro della comunità alessandrina.
In questo mi senso pare di poter dire senza alcun taglio polemico che la politica regionale avrebbe potuto costruire molto prima le necessarie relazioni con il territorio.
Domenico Ravetti – Consigliere regionale, Gruppo PD,