di Giorgio Abonante

“Le forze imprenditoriali di punta del territorio Vercellese e Novarese hanno espresso un forte interesse a sviluppare sinergie con il nuovo dipartimento, ai fini sia della formazione sia della ricerca.” Il virgolettato è preso dai documenti ufficiali dell’Università del Piemonte Orientale firmati dai Direttori di Dipartimento nei giorni in cui Alessandria si divide su un dilemma straziante: se sia papabile come sede per incoronare i Maneskin del futuro ([1]).
L’Università del Piemonte Orientale crea a Vercelli il nuovo dipartimento per lo Sviluppo Sostenibile e la Transizione Ecologica. E’ l’infrastruttura della conoscenza per noi in assoluto più interessante, vista l’ipotesi concreta di far crescere il progetto IRCCS sulle patologie ambientali e la necessità di affrontare il tema delle bonifiche e dello smaltimento dei rifiuti in un’area vasta che ormai abbraccia Genova.
Tutto questo poteva essere seguito e riassunto sull’asse UPO – Politecnico, nella stessa zona (Orti) su cui sorgerà il nuovo Campus (quando?).
Ci sono due “ma” che non si possono omettere:
- questa scelta è stata sottoscritta dal Comitato proponente sostenuto dal Rettore, composto dal pro-Rettore e rappresentanti di cinque diversi Dipartimenti;
- non sappiamo se il mondo imprenditoriale alessandrino sia stato ascoltato, se abbia optato per defilarsi o se invece non sia stato nemmeno interpellato.
In ogni caso, sarebbe auspicabile che il mondo politico e imprenditoriale facessero fronte comune per affrontare la grande questione ambientale che attanaglia il nostro territorio, con il potenziale di sviluppo che insieme potrebbero produrre.
Altri passaggi tratti dai documenti ufficiali UPO dovrebbero interessarci. Leggiamoli:
“Questo documento è una proposta per chi vuole accogliere e fare parte, studiando e comprendendo in un sistema di conoscenze trasversali, quello che sarà il motore del cambiamento dei prossimi anni, a partire dall’ approfondimento scientifico delle trasformazioni dei processi (una volta indicati come) industriali in cui iniziano ad associarsi all’innovazione aspetti sempre più orientati all’economia digi-circolare, legati all’automazione dei processi, alla supervisione evoluta e alla tutela e sicurezza del patrimonio di informazioni digitali, alle modalità e le forme di organizzazione del lavoro nello scenario di Industria 4.0 e 5.0, alla governance delle imprese, alla compatibilità ambientale e al profilo ecologico dei materiali e dei sistemi di lavorazione, alla preservazione delle risorse e dei cicli naturali di vita nell’utilizzo, anche a fini economici, del pianeta… Queste tematiche, poi, devono essere affrontate tenendo conto dell’impatto che questi processi hanno sull’ambiente e sulla vivibilità della nostra terra, compromessa dalla crisi climatica, dall’aumento dell’inquinamento e dei rifiuti e dall’impoverimento delle risorse, sulla salute e sul benessere della persona e delle comunità, per portarci ad una prospettiva di lungo termine e soprattutto con un approccio One Health, che mette in relazione la salute del pianeta con quella dell’uomo e del mondo animale. La trattazione di tutte queste tematiche richiede una conoscenza sistemica ed integrata, che sappia cogliere tutte le multiformi sfaccettature della sostenibilità…
…Gli stakeholders, consultati in relazione all’attivazione dei nuovi percorsi di laurea in Gestione ambientale e sviluppo sostenibile e in Chimica Verde si sono mostrati particolarmente favorevoli e attenti alle tematiche relative alla sostenibilità, avendo molte imprese del territorio già intrapreso strategie e innovazioni che guardano all’economia circolare e alla domanda verde come traguardi aziendali dei prossimi anni (i settori nei quali queste strategie sono sviluppate sono tra gli altri procurement e logistica, riduzione, valorizzazione e gestione rifiuti, smart working, riduzione dei consumi, ottimizzazione dei trasporti, riduzione delle scorie e degli inquinamenti sull’impatto ambientale). Più del 90% degli interlocutori intervistati ritiene importante o molto importante la capacità di green thinking nell’assunzione dei nuovi laureati nell’area della sostenibilità. Le forze imprenditoriali di punta del territorio Vercellese e Novarese hanno espresso un forte interesse a sviluppare sinergie con il nuovo dipartimento, ai fini sia della formazione sia della ricerca...”
L’asse è con Novara. Non bastava scegliere Vercelli per un dipartimento che sembrava fatto per Alessandria e per molti versi figlio del DISIT (Dipartimento di Scienze e Innovazione Tecnologica) con sede nella nostra città. Pensano ad un nuovo corso di Laurea di Giurisprudenza a Novara quando il DIGSPES (Giurisprudenza e Scienze politiche, economiche e sociali), che ha sede ad Alessandria, offre un corso di studi proprio in Giurisprudenza riconosciuto come tra i migliori in Italia[2].
La prospettiva medico-sanitaria identificata nella nascita dell’IRCCS sulle patologie ambientali, corretta se vista come tassello di una direttrice di sviluppo verde, non può crescere in un contesto privo di un asse portante solido appoggiato su l’Università del Piemonte Orientale, sul Politecnico e sulla struttura dei servizi pubblici e delle imprese alessandrine. Stiamo rinunciando a combattere per sviluppare vocazioni nostre per accettare, in cambio di lanciare la sfida sul terreno sanitario a realtà a noi vicinissime che hanno secoli di storia da mettere nella contesa? Forse, stiamo sbagliando.
Non vorrei essere malinteso, qui non si tratta di una disputa localista, bensì qualcosa di più importante.
Le università, in particolare i poli tecnico-scientifici, sono delle “miniere a cielo aperto”. La loro “ricerca di base”, quasi interamente finanziata dallo Stato transita all’esterno ed è selezionata dal capitale privato che ne trae beneficio trasformando in servizi e prodotti l’innovazione tecnologica acquisita. Nuovi insediamenti di filiera o semplici realtà da tempo insediate ma rinnovate generano valore, attirano lavoro di alta professionalità (elevati salari) e a loro volta ramificano un indotto che si traduce nell’aumento dei consumi, dei valori immobiliari e di altre ricadute positive per la realtà sociale ed economica locale.
Venendo mancare ciò, per quelle aree non “benedette” dal processo innovativo non resta altro che la stagnazione se non un lenta discesa verso la marginalità. Queste sono le ragioni per cui dobbiamo batterci affinché la nostra città non diventi una realtà “accessoria” di tutto il Piemonte. Da troppi anni Alessandria fa parte del cuneo territoriale che con Biella e Asti delimita l’area del Piemonte con il reddito medio più basso e gli indici demografici più preoccupanti.
Avanziamo una proposta molto semplice. In autunno, ottobre – novembre confrontiamoci in Consiglio comunale: un sano e serrato dibattito tra Sindaco, Giunta, Consiglio comunale, forze economiche e sociali cittadine, vertici dell’Università del Piemonte Orientale e del Politecnico, dei Rettorati, dei Dipartimenti e delle sedi locali non potrà che far bene ad Alessandria, città e provincia.
Giorgio Abonante
Upo, Dipartimento nuovo a Vercelli. E laurea ‘doppia’ in Giurisprudenza a Novara?
https://www.comune.alessandria.it/prime-misure-rilancio-economico-sociale-alessandria
[1] https://radiogold.it/politica/281003-eurovision-2022-alessandria-candidatura/
[2] https://www.lastampa.it/alessandria/2020/07/13/news/la-laurea-di-giurisprudenza-ad-alessandria-giudicata-la-migliore-d-italia-1.39078905