Da tempo parte della classe dirigente cavalca i campanilismi mentre la restante parte ne invoca il superamento accusando questa dedizione italiana e della provincia alessandrina in particolare di essere il più grosso freno ad un sano sviluppo economico.
La verità sta nel mezzo, come sempre, e, probabilmente, non è tanto il momento di far tramontare i campanilismi, quanto di far convergere gli aspetti emozionali e entusiastici dei campanilismi di territori omologhi, in modo che giochino nella stessa squadra e vincano.
Il riferimento va, in particolare, a Alessandria, Casale Monferrato e Tortona che la recente vicenda della ATL ha confermato essere terra di frontiera per i decisori regionali; non solo, questa vicenda ha dimostrato ancora una volta come la tendenza sia quella di eliminare quelli che si ritiene essere competitori interni invece che partner di competizione.
L’inserimento di Tortona nell’ATL Terre d’acqua e la fusione fredda di Alexala (già rientrata) con Alba-Bra dimostrano come sia opportuno non sposarsi con chi ti accetta con sufficienza perché fai massa. Ora è chiaro che il territorio della Provincia di Alessandria non sia la massa di nessuno, come è chiaro che questo territorio non debba invidiare qualcosa ad altri o ambire di essere accettato.
Andare in una ATL con Alba, Bra e Asti portando una dote finanziaria marginale e con una scarsa rappresentanza in un consiglio di amministrazione significa non poter giocare un ruolo diverso da quello di rimorchio, privandosi invece di uno strumento che agisce già nella valorizzazione di porzioni di territorio in collaborazione con le ATL confinanti. Non si capisce davvero cosa ne guadagneremmo.
E’ chiaro che portare a oltre un milione di euro la produzione di Alexala e ragionare come Monferrato Casalese, Valenza e l’Oro, Acquese, Colli Tortonesi, Novi e il Gaviese che parlano con l’Oltrepo’ (cosa centrano le risaie vercellesi?), Appennino ovadese e ligure che è appunto ligure (cosa c’entra Bra?) sia la strada maestra per stringere alleanze e provare a sfruttare opportunità geograficamente omogenee di crescita.
Le possibilità per questo territorio di arrivare a dei risultati sono tante, ma non potranno certo concretizzarsi per la provincia di Alessandria se questa farà da ruotino nel SUV langarolo cui si sono aggrappati gli astigiani, peraltro con una non nuova disinvoltura nel guardare a oriente e a occidente con agganci alternativi invece che come cerniera.
E’ chiaro che sia fondamentale, inoltre, un contatto stretto con l’Oltrepo pavese e con l’Appennino ligure e quindi una visione interregionale che assecondi gli ambiti socioeconomici e non li frazioni impoverendoli sulla base di linee tirate sulla carta geografica.
E’ necessaria una evoluzione dei campanilismi di questa provincia e la consapevolezza che il policentrismo, come l’essere frontiera culturale fra Lombardia e Liguria è una risorsa enorme che vale sicuramente l’investimento in una ATL in grado di far crescere tutti, bene e in fretta.
Se anche solo la metà dei Comuni della nostra provincia aderisse ad Alexala portando in dote il gettito della tassa di soggiorno, se la Fondazione bancaria aumentasse il proprio contributo, probabilmente sarebbero invogliati anche i privati ad aderire in misura maggiore e avremmo a disposizione uno strumento di governance delle politiche turistiche nel pieno dei poteri fino ad oggi poco esercitati.
Rimane la necessità quindi di partire dal basso più che assecondare accordi calati dall’alto, come rimane ineludibile una politica di formazione di tutti gli operatori, che siano decisori politici, amministrativi, maestranze, proprietari e gestori di attività ma per questo c’è il Master sul Turismo dell’Università del Piemonte Orientale che non è ancora stato sfruttato a dovere.
Infine, qualche considerazione a partire dai dati Istat a supporto delle semplici considerazioni qui esposte.
L’indice di corridorietà, che mette in evidenza la presenza di alcuni corridoi territoriali lungo i quali si concentrano i fenomeni di espansione urbana e le migliori performance economiche e che generano i più intesi flussi di persone, pone la provincia di Alessandria chiaramente in relazione con i territori sulla direttrice ovest – est e verso sud (figura 1, l’intensità del colore rosso indica maggiori relazioni e attività).

Nello sviluppo dei programmi futuri, anche turistici, deve necessariamente trovare spazio il tema trasporti pubblici e sarebbe un delitto non legare i destini della conurbazione Alessandria Valenza Tortona con quelli di Casale, sia per migliorare i collegamenti con Pavia – Milano che per sfruttare Asti Alessandria per riconnettersi alle dorsali tirrenica e adriatica.
Il tasso di turisticità, presenze italiane e straniere su un dato territorio, indica (fig. 2) la crescita mostrata dalle province piemontesi negli ultimi anni. Troppo basse le performance del territorio alessandrino che da 1.2 del 2006 è passato a 1.6 mentre altri territori hanno registrato miglioramenti più significativi.

E’ evidente che dobbiamo lavorare molto su noi stessi, se vogliamo puntare sul turismo e non solo parlarne come saltuario passatempo. Quale migliore occasione per farlo se non questa? Si confermi l’ATL unica della provincia di Alessandria, ma che lo diventi davvero.
Giorgio Abonante

Angelo Marinoni
