Bene la prospettiva Campus universitario ma…
Su Il Piccolo, edizione del 26 gennaio, è uscita un’intervista al Magnifico Rettore dell’Università del Piemonte Orientale, prof. Avanzi, che invito a leggere prima di addentrarsi in questa mia modesta nota critica. Avanzi dà notizia del bando per l’acquisto di un’area in zona Orti per realizzare il Campus universitario di Alessandria con scadenza molto vicina, 15 febbraio, e fa una serie di considerazioni, la più condivisibile delle quali secondo me è quella relativa alla necessità di offrire più corsi, specializzazioni, master che determinino più unicità alessandrine sulla dimensione dell’offerta formativa accademica. Il resto, a parte la novità in sé positiva del Campus, è molto discutibile e vediamo perché.
Gli aspetti preoccupanti: a) quando dice che il Sindaco di Alessandria è entusiasta; b) il bilancio dell’UPO non presenta nessuna certezza per la prospettiva di sviluppo del rapporto città/università; 3) la totale assenza di metodo nel confronto con i portatori d’interesse locali.
I fatti dicono che sul bilancio UPO non c’è un euro per il Campus e chiunque può controllare leggendo il bilancio pubblicato sul sito dell’Università. E nemmeno è previsto un mutuo, almeno fino al 2022. Ma facciamo finta di credere che in una prossima variazione di bilancio mettano una previsione adeguata. Intanto Alessandria deve difendere e sviluppare i dipartimenti già presenti (Disit e Digspes) più i corsi di infermieristica e dell’area medica, senza fare preferenze che al momento sarebbero prive di ogni logica e giustificazione plausibile. Alessandria deve stare molto attenta a dichiararsi entusiasta riguardo allo spostamento di Scienze Politiche e Giurisprudenza agli Orti perché il rischio di desertificare il centro è concreto e la destinazione alternativa di Palazzo Borsalino, in ipotesi senza università, al momento non esiste.
Il settore immobiliare e quello del commercio dovrebbero far sentire la propria voce di fronte ad un’ipotesi di svuotamento del Centro che contrasta clamorosamente con lo slogan elettorale del Sindaco Cuttica e delle destre mandrogne, “Alessandria torna al Centro”, visto che qui si andrebbe piuttosto verso la Alessandria che scappa dal Centro.
L’investimento politico che il Sindaco ha fatto sull’ex Ospedale Militare come sede del Campus sembrerebbe quindi tramontare mantenendo in quella struttura solo il nuovo Museo civico, ma sulla base di cosa? Si può leggere l’esito dello studio redatto dalla società Sinloc di Padova, commissionato e pagato da Fondazione Cral nel 2018, proprio per studiare le condizioni della fattibilità di una residenza universitaria all’ex Ospedale Militare?
Sconcerta che nella discussione in corso in Consiglio comunale sulla variante al piano regolatore questi temi siano assenti mentre si apprende dai giornali dell’ “entusiasmo” del Sindaco, dalle parole del Rettore, nemmeno direttamente, rispetto ad un’ipotesi supponiamo a questo punto cucinata in privato fra pochi fortunati.
Noi abbiamo in città sostanzialmente quattro poli, il Conservatorio (spesso dimenticato), Palazzo Borsalino, il Polo scientifico agli Orti (con il Politecnico), e poi un quarto polo (infermieri e medici) sparpagliato tra quartiere Galimberti, Ospedale e sede Orti. Bisogna, forse, pensare ad un asse riorganizzato fra Palazzo Borsalino/Valfrè (ipotesi concreta nuovo Tribunale in Valfrè, Giurisprudenza e Scienze Politiche a Palazzo Borsalino), il vicino Conservatorio e il polo Università/Politecnico agli Orti (Disit, medici e infermieri, Politecnico).
Ma in questa impostazione, che sarebbe come l’attuale, solo più chiara e forte, occorrerebbe investire (con impegni precisi anche delle istituzioni locali, beninteso) per avere due mini campus presso i due poli della direttrice centro-nord.
Peraltro, andrebbe chiarito cosa si intenda per Campus. Attenzione, è tutto da verificare che Alessandria necessiti di una grande residenza universitaria, posti letto in prevalenza per intenderci, con un mercato immobiliare che presenta decine e decine di appartamenti sfitti e con la possibilità di rilanciare l’incentivo ai proprietari affinché riqualifichino il patrimonio disponibile.
Mentre due strutture campus al servizio dei due poli con funzione mista, posti letto, spazi per studio e tempo libero, foresteria docenti, aule, co-housing e co-working (si veda a tal proposito il progetto Val Free redatto nel 2014 e parte integrante del progetto Cittadella della Giustizia in Valfrè) probabilmente risponderebbero meglio alle nostre esigenze offrendo una cornice nella quale sviluppare quel capitale cognitivo, umano e sociale di cui correttamente Avanzi parla nell’intervista.
Insomma, qualunque sia la strada da intraprendere, qui sembra mancare completamente la condivisione delle scelte fra attori istituzionali e portatori di interesse, la voglia di programmare e progettare pensando all’urbanistica come disciplina e arte al servizio dei cittadini.
Cogliamo tuttavia l’apertura del Rettore come un segnale di speranza e su questo siamo disponibili al confronto.
Il campus di Alessandria? Bella idea. Quando? Non si sa. Forse tra anni…

Giorgio Abonante
Gruppo cons. PD Alessandria