Incertezza e fragilità caratterizzano oggi le economie avanzate nell’emergenza Covid, inclusi la nostra città e il nostro territorio, caratterizzati da una presenza industriale ancora significativa, verosimilmente in grado di guardare avanti, ma anche da un tessuto di esercizi commerciali, artigianali, di terziario avanzato, di operatori culturali e persone fisiche inevitabilmente provati dal cosiddetto lockdown e spaventati dal futuro prossimo.
Il Comune di Alessandria ha recentemente reagito promuovendo il Piano Al.Via[1], un atto di indirizzo, nelle intenzioni degli estensori, in grado di dettare un’agenda di intervento che potrebbe beneficiare di aiuti e fiducia da parte del Governo, della Regione e dei privati interessati.
I capitoli del documento fotografano lo stato dell’arte al momento dello stop con le implicazioni che tale inaspettato fatto ha comportato per l’economia, per i cittadini e per la comunità alessandrina in generale.
Quel che ancora manca, su cui è bene premettere che nessuno può vendere facili verità, è una visione, un’immagine di quel che sarà il futuro, ipotizzando che la struttura delle relazioni cambierà a tal punto da imporre una modifica radicale del sistema commerciale, artigianale, del terziario avanzato, del consumo di cultura, di una parte significativa dell’attività economica e delle relazioni locali.
Quanto e come cambieranno domanda e offerta è difficile da dire oggi ma, forse, ne sappiamo abbastanza per immaginare che occorrerà mettere a disposizione della città e della provincia strumenti per adeguare la capacità produttiva almeno delle microimprese, ridurre i costi di produzione o il costo di accesso ai fattori produttivi, cercare economie e relazioni in un mercato che è già cambiato.
Il tema rimanda ad un dibattito per la verità non nuovo perché non è di oggi la necessità di riformare il capitalismo rapace che ignora e supera le specificità locali a svantaggio della giusta retribuzione del lavoro, del rispetto dell’ambiente e delle persone; un confronto che gode già di contributi di studiosi notevoli come Michael Jacobs[2], per citarne uno, come pure esempi pratici e positivi di sviluppo locale ancorati alle realtà municipali (si veda l’esempio di Preston).[3]
Occorre ancora premettere che per dare un ordine chiaro e concreto alla capacità del Comune di creare un moltiplicatore economico apprezzabile si dovrebbero separare i progetti infrastrutturali che necessitano di ingenti investimenti europei, statali e regionali dalle microazioni che possono animare il contesto culturale e sociale attraverso il protagonismo dal basso.
Per le dimensioni industriali piccole, medie e grandi la dimensione pubblica locale può essere utile se fertilizza il rapporto fra città, università, istituzioni (agenzie sanitarie molto importanti nel nostro contesto) e attori collettivi del mondo imprenditoriale, alimentando progetti di ricerca e attirando professionisti, studenti, ricercatori, in una parola relazioni.
Qui, con la nostra proposta, si ritiene quindi ragionevole poter promuovere modalità di intervento non velleitarie e capaci di sostenere persone fisiche, microimprese, progetti di ricerca universitari condivisi, imprese no profit attive nell’innovazione sociale, inclusi gli attori del commercio, dell’agricoltura urbana e periurbana, dell’artigianato e delle professioni che abbiano voglia di attraversare questo difficile periodo storico provando a indirizzare su nuove basi la propria attività.
Si intende, in altri termini, offrire una cornice di senso, teorica e operativa dove le diverse misure di carattere nazionale, regionale, locale possano inserirsi in maniera fluida e coerente, sollecitando le risposte e il protagonismo dei cittadini, delle organizzazioni e dei corpi intermedi adeguando strumenti e modalità operative appresi dalla pandemia: inadeguatezza e strutturale fragilità di Istituzioni e Servizi a far fronte a situazioni di shock, insufficienza dei meccanismi di coordinamento tra attori locali, persistente digital divide che preclude a un’ampia fascia di cittadini l’accesso ad opportunità e risorse.
Una situazione che paradossalmente richiede, pur nei limiti delle competenze istituzionali dell’Ente Locale, una maggior ma soprattutto diversa presenza dell’Amministrazione nella vita della Civitas, non tanto in termini di gestione e intervento quanto di facilitazione, coordinamento e di costruzione di network plurali tra le diverse forze e attori sociali del territorio.
Un processo culturale prima ancora che amministrativo e politico che parta da un coinvolgimento non formale in un condiviso meccanismo di governance e sviluppo di alcuni attori chiave del territorio come la Fondazione Bancaria e l’Università del Piemonte Orientale, il Politecnico, l’Ospedale e l’Asl, la Camera di Commercio, le Scuole e le Associazioni di categoria con cui andare a definire un perimetro di sviluppo, una puntuale individuazione di misure e strumenti operativi, un efficace sistema di monitoraggio e valutazione degli stessi.
Il Gruppo Amag in questa cornice potrebbe fornire la consulenza qualificata sugli strumenti fiscali a disposizione per la riqualificazione energetica degli edifici civili e degli spazi destinati all’impresa ma potrebbe giocare anche un ruolo da protagonista nel lancio di progetti e investimenti locali sul tema delle energie rinnovabili. Si ritiene opportuno richiamare in questa sede, come ipotetico partner tecnico e operativo, quantomeno per esperienza acquisita sul campo, la Fondazione Social che da anni agisce in questo ambito nella realtà alessandrina. Di seguito proponiamo, senza alcuna pretesa di esaustività, alcune fattispecie di intervento che adeguatamente supportate potrebbero davvero indirizzare un nuovo corso ispirato alla sostenibilità e allo sviluppo.
Il microcredito sostenuto direttamente dalla Fondazione Bancaria, da Istituti specializzati (Per Micro) e Banca Etica (di cui il Comune di Alessandria detiene ancora una quota ma su cui sta esercitando recesso) potrebbe rappresentare un’occasione per ricominciare per molti piccoli imprenditori e commercianti, specie se sostenuto da attività professionali di accompagnamento (un ruolo in questo senso potrebbe giocarlo l’incubatore di imprese universitario da poco insediatosi in città).
Bond Locali: la necessità di sostenere lo sviluppo locale in una complicatissima congiuntura economica e di generale recessione, richiede il ricorso a strumenti di debito anche locali che permettano di assorbire la forte liquidità esistente. In questo senso l’ipotesi di far emettere bond a Comune e Provincia, sebbene interessante, trova un limite nelle attuali condizioni finanziarie degli Enti e soprattutto nel fatto che tale indebitamento si rifletterebbe automaticamente nel debito pubblico ufficiale. Diverso sarebbe se ad emettere obbligazioni fossero le partecipate locali per le quali potrebbe essere l’occasione per posizionarsi agli occhi dell’opinione pubblica locale non solo e non tanto come fornitori di servizi, ma come veri e propri agenti di sviluppo [4]
Crowdfunding Civico: uno strumento di grande interesse anche in termini di comunicazione e posizionamento è appunto quello del crowdfunding civico in cui il Comune stesso si farebbe carico di sostenere direttamente, o di concerto con altri attori economici del territorio proposte di carattere imprenditoriale, sociale e culturale che trovassero riscontro nella comunità cittadina. La forza della microfinanza e/o del crowdfunding civico risiedono proprio nella capacità di inserirsi nel contesto locale sfruttando le peculiarità esistenti ed eventuali sinergie, utilizzando strumenti e risorse finora poco considerate dall’istituto di tradizionale di credito. L’esperienza del Comune di Bologna per il restauro dei Portici di San Luca e del Comune di Milano [5] per il sostegno a progetti imprenditoriali a impatto sociale rappresentano due buone pratiche da approfondire, studiare e sviscerare e che potrebbero trovare anche nella cornice alessandrina un campo di applicazione interessante e utile alla comunità e agli attori economici.[6]
Un piano lavoro concreto ma al tempo stesso ambizioso che dovrebbe a sua volta inserirsi in una cornice di sviluppo sostenuta da fondi nazionali ed europei per permettere non solo di mitigare gli effetti della crisi economica ma altresì di impostare una ripresa sostenibile ed inclusiva. Che non potrà non passare da un nuovo modo di agire degli attori locali, dalle organizzazioni di categoria alle varie articolazioni della PA, dal percorso di nascita dell’IRCCS fino alla Fondazione CRA il cui effettivo contributo è oggi molto al di sotto di quanto sarebbe lecito e ragionevole attendersi (basti pensare al rapporto oneri/contributi erogati fermo a 4 e 2 milioni che andrebbe decisamente ribaltato), senza dimenticare la Camera di Commercio che ha recentemente stanziato 4mln di euro per affrontare l’emergenza Covid.
Si tratta di provare a dare organicità a questo potenziale, evitare la frammentazione provando a destinare una parte di queste risorse alla prospettiva. Una dotazione minima iniziale per il fondo destinato al microcredito o al crowfunding civico potrebbe derivare proprio dalla revisione del piano adottato dal Comune che prevede 1,3mln di euro di risorse proprie ma che, a nostro giudizio, potrebbero essere destinate meglio. L’aggiustamento del piano Al.Via potrebbe portare al fondo per il microcredito locale o crowfunding civico una dotazione iniziale di almeno 200mila euro a cui si aggiungerebbero eventualmente le risorse impegnate dagli altri attori territoriali. Con l’impegno di tutti la città, aggregando i Comuni limitrofi, con le sue varie articolazioni pubbliche e private potrebbe darsi l’obiettivo minimo di disporre indicativamente di 1,5mln di euro all’anno da investire sull’innovazione e su obiettivi prioritari, per settore e metodo, attraverso una piattaforma condivisa.
Per fare esempi concreti. Con l’uso di questi strumenti il Comune potrebbe, direttamente o indirettamente, indirizzare risorse per lo sviluppo dei progetti di nuovo protagonismo che stanno emergendo in alcune vie e quartieri; potrebbe legare il reperimento di fondi per i progetti presentati dalle università (anche in prospettiva IRCCS) ad un disegno di rilancio del real estate; potrebbe pianificare e stimolare interventi di impatto sociale attraverso fondi destinati e garantiti e molto altro.
Sarebbe fondamentale un coordinamento delle iniziative dal punto di vista economico/finanziario, rispetto ai temi prioritari, sia per settore che target. Organizzazione che potrebbe essere ipotizzata da subito, aprendo alla necessità di coinvolgere soggetti interessati e titolati sui singoli argomenti e, in questo modo, preparando la nascita della Rete delle Conoscenze, gruppo di studiosi con competenze varie e trasversale alle diverse istituzioni alessandrine finalizzato a redigere in tempo reale diagnosi territoriali e linee guida per lo sviluppo locale. Per fare tutto ciò serve la volontà di aprire in modo trasparente e democratico i processi finalizzati al reperimento delle risorse materiali e immateriali e al modo di destinarle.
Chiediamo nella sostanza che si passi da una logica difensiva ad una strategia propositiva, ci sono le risorse e non mancano gli strumenti idonei.
Giorgio Abonante
[1] https://www.comune.alessandria.it/prime-misure-rilancio-economico-sociale-alessandria
[2] https://democraticieriformisti.wordpress.com/2018/01/05/michael-jacobs-una-nuova-forma-di-capitalismo-fabian-society-
[3] https://ilponte.home.blog/2019/10/07/the-guardian-uk-la-nuova-economia-di-sinistra-il-laboratorio-nella-citta-di-preston-nel-lancashire/
[4] https://www.telemat.it/bond-locali-per-la-ripresa-e-meno-comuni-e-partecipate/
[5]https://web.comune.milano.it/dseserver/webcity/garecontratti.nsf/WEBAll/798302AB505D2783C1258577004D9BFC?opendocument
[6]https://www.academia.edu/43265440/Civic_crowdfunding_in_Milan_between_grassroots_actors_and_policy_opportunities