Recentemente il Pro Rettore dell’Università del Piemonte Orientale ha bacchettato Alessandria parlando dello stato dell’arte delle residenze e dei servizi in generale dedicati agli studenti; la solita frase sentita mille volte, Alessandria non fa nulla per l’Università. Una formula trita e ritrita che contiene qualche parte di verità ma è ingenerosa nei confronti della storia di Alessandria e dell’impegno profuso dalle istituzioni alessandrine dagli anni 80 al primo decennio del nuovo secolo.
Ma, soprattutto, è una formula che appare comodamente autoassolutoria per il mondo universitario di fronte, per esempio, all’evidenza degli scarsi investimenti previsti da Upo su Alessandria. Allora, partendo dalle conclusioni, il 23 settembre scadono i termini per il cda di UPO e qualcosa deve cambiare. Ci vogliono persone che sappiano fare gli interessi di Alessandria dimostrando presenza e competenza, che abbiano il coraggio di rispondere alle solite banalità offerte da una parte del corpo docente che, tra l’altro, non ha mai dimostrato di credere nella nostra città (quasi nessuno l’ha scelta come luogo di residenza).
A breve l’unico investimento su Alessandria risulta essere la sede didattica di Medicina e Professioni sanitarie, cioè Infermieristica, già a partire da quest’anno accademico nella sede del Politecnico. Doveva essere tutto pronto per ottobre, ma si va a gennaio.
Per le residenze i posti all’ex Santa Chiara in via Volturno sono circa 40. Non sono pochi se si sommano ai 24 posti EDISU di Casa Sappa. Certo si tratta di capire se il collegio universitario ai giardini Pittaluga è una proposta concreta e praticabile oppure no, ma soprattutto quanto intende investire l’Università perché il prospetto degli investimenti, parte integrante del bilancio UPO 2019 – 2021, è impietoso, solo briciole per Alessandria.
Occorrerebbe piuttosto ragionare su come far incontrare domanda e offerta di locazione vista la condizione estremamente vantaggiosa del mercato immobiliare alessandrino, se solo si confermasse quella tendenza alla riqualificazione dei piccoli appartamenti di cui parla da tempo Fiaip, incentivata dai patti territoriali e dai contratti di locazione brevi.
Poi si deve ragionare sul futuro del rapporto corsi – territorio. Si registra positivamente la novità dei corsi di Medicina ed Economia che ha consentito alla sede alessandrina di reagire ad una pericolosa fase di stallo, ma si devono programmare nuovi corsi, specializzazioni e master che sappiano legarsi alle vocazioni territoriali e attirare quindi studenti da lontano. Con buona pace del folle regionalismo del lavoro di marca Cirio, una tomba per l’attrattività delle città universitarie piemontesi e del settore real estate soprattutto.
Molto ci sarebbe da dire. Molto ci sarebbe da ricordare agli smemorati interni all’UPO che non ricordano gli sforzi del Comitato per lo sviluppo dell’Università di Alessandria, così come altrettanti non ricordano il pacco rifilato da chi quando chiuse la didattica del Poli, che fortunatamente è rimasto con le attività di ricerca, e che oggi pare programmi un rilancio qui dalle nostre parti.
Meno parole in libertà, più impegni certi, più amministratori presenti e capaci di stimolare dibattito e favorire incontri fra territorio e mondo universitario. La politica si deve muovere nella direzione di auspicare un necessario rinnovamento con profilo autorevole e autonomo, anche rompendo qualche meccanismo amicale che ricondurrebbe il nuovo membro alessandrino del cda UPO nel novero dei soliti noti. Ma l’importante, a ben vedere, visto il passato, è che ci sia, che esista e faccia qualcosa.
Giorgio Abonante
Domenico Ravetti