“Il vero cambiamento e la lotta per la giustizia cominciano sempre a livello popolare. Il vero cambiamento accade quando la gente comune comincia a mettere in discussione lo status quo e si domanda: Perché no? Perché non possiamo creare una società migliore? Perché non possiamo vivere in un mondo di giustizia economica, sociale, razziale e ambientale?”
Bernie Sanders
In queste ore di bagarre pseudo-politica e di meme divertentissimi sulla crisi grave che stiamo vivendo, mancano delle cose fondamentali: le idee.
L’assenza di visione ha condannato il nostro Paese a una politica diaria che pensa a soluzioni a brevissimo tempo, soddisfacendo la fame di colpe e capri espiatori del popolo, ma non costruendo nulla. Nella migliore delle ipotesi si promuove una politica di scambio che è tutto tranne che produttiva e innovativa.
La sinistra non si esime da questo meccanismo perverso.
Eppure di temi di cui parlare ce ne sarebbero e di questioni urgenti su cui discutere anche…
Un esempio? il cosiddetto ASCENSORE SOCIALE: questo meccanismo si è interrotto quando il benessere è diventato voracità e quando si è smesso di lavorare per il futuro cercando di arraffare il possibile per il proprio status. Penso sia l’aspetto più grave per la nostra società: se nasci povero muori povero, non hai la possibilità di migliorare la tua condizione, né puoi sperare che lo facciano i tuoi figli.
La politica dell’assistenzialismo a mio avviso non fa che peggiorare questa condizione perché se è vero che un aiuto economico può permettere di andare avanti per i mesi in cui viene erogato, è vero anche che non dà la possibilità di uscire da quel vortice e fa stare lì, sempre in bilico tra assistenza e precariato.
E’ chiaro che in questo campo il fattore economico abbia un ruolo decisivo, ed è altrettanto chiaro che il lavoro sia l’unico strumento che possa garantire il sostentamento, la crescita, la meritocrazia, lo sviluppo.
Il mondo del lavoro negli anni è strato martoriato senza subire una vera e propria rivoluzione e un adattamento ai tempi.
Perché se è vero che il mondo del lavoro è cambiato, è vero anche l’idea della tutela dei lavoratori è stata considerata sempre di più una battaglia marginale e di poco conto, in nome e a scapito del profitto.
Salario minimo, giusto compenso, tutele reali, contratti stabili o perlomeno flessibilità adeguatamente retribuita, parità salariale: sono solo alcune delle parole chiave di una vera rivoluzione del lavoro, da cui – e non c’è niente da fare – parte il vero miglioramento di una società. E’ il lavoro che dà dignità a una persona come dice Bernie Sanders “dà significato alla vita”.
E’ la stabilità che permette di fare progetti a lungo termine e di mettere in cantiere piani per il futuro.
A tutti deve essere garantito come si suol dire “un tetto sulla testa” che sia anche degno di questo nome e non un parcheggio per persone che già vivono situazioni di disagio. Ai giovani, ai precari, a tutti coloro che da anni hanno contratti a tempo determinato deve essere riconosciuta pari dignità di un lavoratore a tempo indeterminato e deve essere consentito di acquistare una casa, con maggiori sgravi fiscali dettati proprio dall’incertezza della propria situazione.
Oppure devono essere garantiti canoni d’affitto ad un prezzo equo, che eviterebbe anche la grandissima speculazione sulla affitti agli studenti. La casa deve tornare a essere un diritto reale, per tutti.
E l’istruzione?
Altro tema largamente manomesso. Ogni ministro si è sentito in dovere di metterci le mani senza, anche qui, riformare il sistema e adattarlo ai tempi attuali. Come si può pensare che il sistema scolastico possa essere uguale a quello di 60/70 anni fa?
Innanzitutto, sarebbe bello sentire parlare di nuovo di un’istruzione libera e gratuita per tutti a tutti i livelli, proprio in nome di quell’uguaglianza che viene spesso sbandierata e molto meno applicata. In secondo luogo bisognerebbe cominciare a pensare a sistemi di differenziazione non economica, ma attitudinale. Bisognerebbe pensare a percorsi flessibili, adattabili alle capacità, alle inclinazioni e ai talenti di ogni singolo studente. Bisognerebbe dare più largo spazio anche ai percorsi “artistici” molto spesso martoriati e classificati come “extra”.
L’ecologia?
Tema che prepotentemente è entrato nelle nostre vita. I valori della tutela ambientale, dell’eco-sostenibilità, del riciclo dovrebbero essere costituzionalmente garantiti.
Non c’è la possibilità di sbagliare e correggere gli errori in futuro. Ogni azione di oggi segnerà la nostra permanenza sostenibile o meno su questo pianeta. E sarebbe davvero importante che questa battaglia diventasse patrimonio di ogni partito. La promozione e l’incentivazione di nuovi stili di vita che passi anche da servizi pubblici efficienti ed economicamente accessibili e da scelte quotidiane sostenibile ed eco friendly.
L’elenco sarebbe lungo ed ogni argomento necessiterebbe di un approfondimento e di un progetto/lavoro specifico e strutturato.
Ma è chiaro che sta tutto nella volontà politica. Mi chiedo quando finalmente si chiederà di nuovo alle persone di credere nella sogno di una società migliore, quando si chiederà alla gente di immaginare e di lavorare insieme per un’Italia all’altezza della sua storia?
Elisa De Bonis