Angelo Marinoni
La logistica alessandrina sta assurgendo al ruolo di mito, in tanti se ne occupano e in tanti se ne gioverebbero, ma in altrettanti si sono adoperati per mantenerla al solo livello di progetto.
Le ultime due amministrazioni regionali ne hanno, quasi orgogliosamente, certificato la riduzione ad attività collaterale promuovendo politiche del tutto deprimenti qualunque vitalità del comparto trasporti alessandrino, seppure un territorio al confine di quattro regioni, al centro del ben noto triangolo (Torino – Milano – Genova) parzialmente deindustrializzato, ma molto polarizzante, di trasporti essenzialmente dovrebbe vivere.
Durante la giunta Cota, in Piemonte, si sono sostanzialmente assecondate le politiche industriali del gruppo FS di allora ed alla forte contrazione dell’offerta ferroviaria sia nazionale che regionale, peraltro già minata da una inaffidabilità cui era applicata una pessima programmazione, si promosse definitivamente l’accentramento nello scalo novarese del ruolo di hub merci e di smistamento, certificando la riduzione a scalo piccolo e periferico per il gruppo ferroviario nazionale di Alessandria Smistamento.
Concausa dell’abbandono è stato il “ben servito” di fatto dato a più riprese a cavallo de decennio localmente da Alessandria a Deutsche Bahn che tramite Railion (ora DB Cargo) sul cargo e Autozug sui viaggiatori stava offrendo una vera possibilità di sviluppo proprio durante il processo di depotenziamento progressivo dello scalo.
La Giunta Chiamparino ha mantenuto la stessa formula peggiorandola negli effetti cercando di salvare Orbassano desertificando, di fatto se non nelle intenzioni, tutto quanto vi sia fra Orbassano e Voltri e lasciando nell’oblio in cui l’aveva messo la giunta Cota con assessore trasporti Bonino un documento di pianificazione dei trasporti regionali edito nel 2010 dalla Giunta Bresso con assessore trasporti Borioli che promuoveva una infrastrutturazione e una pianificazione performante e con lungimiranza di lungo periodo, varando, invece, un piano dei trasporti (che si può leggere sul sito della Regione) contestabile in molti momenti essenziali, di sommaria pianificazione e in sostanziale continuità con la politica, ampiamente sbagliata, dei trasporti avviata dalla giunta precedente.
Nel convegno promosso dalla Regione Piemonte il 28 settembre 2018 a Torino, presso l’auditorium della Camera di Commercio sul tema infrastrutture di trasporto che è stato momento di sintesi della linea d’azione circa il tema trasporti e logistica piemontesi la parola “Alessandria” non è stata pronunciata nemmeno una volta, nemmeno una.
Non sono necessarie spiegazioni tecniche, né discussioni sulla progettualità in essere e in divenire: è sufficiente questo particolare per spiegare una tendenza generale e come mai un polo logistico e trasportistico naturale abbia un percorso di sviluppo tortuoso e accidentato quanto e più quello di uno artificiale come Orbassano o Mondovì.
Diventa difficile modificare un percorso segnato tempo prima e certificato orizzontalmente dall’agone politico in un decennio modificando in itinere la progettazione delle nuove infrastrutture: per farlo, perché bisogna farlo, occorre che si muova il territorio e l’unica realtà che ha ricompattato le istanze dell’area vasta che guarderebbe giustamente ad Alessandria come capofila è Slala.
Le richieste di adesione alla Fondazione, aumentate notevolmente negli ultimi mesi, non trovano ragione nel posto al sole cercato da piccole realtà che temono di restare indietro, ma nella volontà delle tante piccole realtà che senza soluzione di continuità costituiscono l’area vasta alessandrina di riprogettare un futuro attraverso le proprie potenzialità e competenze.
Non ultimo l’ingresso della Provincia di Savona e di realtà anche relativamente lontane da Alessandria dimostrano quanto i confini provinciali e regionali non siano più sufficienti a identificare un tessuto socioeconomico e come Alessandria sia il centro di quella area vasta che parzialmente si identifica con il polo logistico esteso che si dovrebbe costruire fra Alessandria Smistamento e l’ingresso del Terzo Valico dei Giovi.
La stessa nascita in Slala di una Commissione Mobilità esclusivamente tecnica, cui hanno aderito le Province di Alessandria, Asti e Savona rivela il dinamismo e la voglia di sopravvivere di quelle che, se ne rassegnino in molti a Torino, non sono periferie.
A proposito del ruolo dell’alessandrino nel sistema logistico che verrà occorre capire che ruolo dare ai suoi impianti ferroviari (Centrale e Smistamento) nel contesto del Terzo Valico e se, effettivamente, Smistamento avrà un ruolo retroportuale e se non Centrale un impianto periferico avrà una fermata del nuovo asse Milano – Genova dal punto di vista dell’Alta Capacità, non trattandosi come nel caso Torino-Milano di una Alta Velocità vera e propria.
Occorre superare il modello regionale e quindi porre al centro di qualunque analisi la rete ferroviaria con gli impianti esistenti e il loro migliore possibile sfruttamento minimizzando il consumo di suolo e l’invasività del trasporto su gomma, anche dal punto di vista infrastrutturale.
L’attuale modello prevede di superare Alessandria e dai porti liguri usare come smistamento Orbassano e Novara: recentemente questa impostazione, ormai nota da tempo e solamente negli ultimi sei mesi rimessa veramente in discussione (anche grazie a Slala che non ha mai smesso di occuparsene), è stata candidamente data per certa da RFI (e parallelamente da Mercitalia Rail) in un recente convegno promosso dalla CGIL di Alessandria, in quel convegno è stato presentato come progetto di rilancio dello scalo Alessandria una proposta amatoriale, ma non sono emerse le idee che hanno portato all’attuale configurazione e alle vere difficoltà che ne impediscono la modifica.
Per Alessandria la situazione è molto antecedente al progetto esecutivo, in questo senso avere guadagnato nuovo tempo per una progettazione nuova come la cronaca recente sembra confermare è solamente positivo e non aggrava i danni del ritardo, ma da una speranza circa la rimediabilità della situazione, che, giova ripeterlo è ancora quella in cui occorre spiegare, per esempio, al decisore nazionale e al decisore regionale che è più breve fare Savona/Genova – Alessandria – Novara che non Savona – Mondovì/Orbassano – Torino – Alessandria – Novara … come che è più facile concentrare ad Alessandria ciò che arriva dal sistema dei porti liguri per smistarlo in ogni direzione, visto che le ferrovie in ogni direzione ci sono già e basterebbe usarle e aumentarne la capacità.
Per la stessa ragione per cui da Alessandria a Bologna un viaggiatore va in auto se l’ha e non prende il treno per Milano e poi per Bologna la logistica usa il camion se da un punto ad un altro deve usare i cateti invece che l’ipotenusa su distanze in cui la differenza fra le due distanze è relativamente alta.
Qualunque soluzione che trovi nella modalità stradale la risposta alla domanda di trasporto sul medio raggio della logistica è una soluzione sbagliata che non migliorerà né le condizioni socio-ambientali né l’economia della regione se non di pochi vettori, ma è la soluzione che troverà la domanda di trasporto di medio-raggio che ha per origine o destinazione il Nordovest decidendo di smistare in periferia e non al centro della stella e naturale punto di diramazione delle direzioni.
I progetti di rilancio del polo logistico alessandrino e dello scalo viaggiatori sono paralleli come giustamente già osservato, ma entrambi dipendono dalla politica regionale che fino a oggi non è stata solo penalizzante per buona parte del territorio, ma proprio sbagliata con ripercussione su un’area ulteriormente più vasta.
Sul tema della pianificazione e maggiormente su quello della programmazione dei servizi occorrerebbe, fra l’altro, rimettere in discussione l’attuale modello di governance dei trasporti piemontese che è palesemente inadeguato, probabilmente per ragioni esogene, ma l’origine delle cause non muta il risultato di una programmazione complessiva deficitaria quanto a frequenze, periodicità, relazioni extraregionali e disegno stesso delle linee, anche viziato dall’anomalia SFM che applica un sistema passante a un contesto urbanistico a stella.
Grazie al lavoro del dott. Garavaglia (La città dei flussi, ed. GoWare Guerini e Associati 2017) si sta diffondendo il concetto di corridoio come ambiente ideale per lo sviluppo socioeconomico, ma il corridoio individuato da questa analisi socioeconomica non è un corridoio di transito, come rischia di diventare la Milano – Genova/Porti Liguri e la Torino – Porti Liguri.
Il corridoio che è ambito di sviluppo è un corridoio su cui insistono le relazioni umane e quindi economiche, l’interpretazione italiana del corridoio TEN-T è invece quella di un transito ed è una delle ragioni per cui parte delle popolazioni locali non riescono a vederne alcun beneficio quando l’infrastrutturazione conseguente passa per casa loro (senza scomodare il tema caldo del Frejus basti pensare a come nel novarese l’ampia positiva fase di infrastrutturazione ferroviaria sia vista con sospetto invece che come risorsa per ravvivare relazioni urbane (come la Arona – Novara) lasciate colpevolmente morire dalla programmazione regionale e nazionale).
Alessandria è la diramazione della Y la cui punta è il sistema dei porti liguri e le braccia sono il corridoio Nordovest e il corridoio Nordest della TEN-T “Genova – Rotterdam”, questo implicherebbe in Alessandria lo smistamento vero e proprio e in Alessandria lo stoccaggio anche per il corto-medio raggio che renderebbe la vezione [1] ferroviaria maggiormente conveniente anche su questa dimensione della domanda di trasporto, ora quasi integralmente deputata alla gomma con la devastazione territoriale e ambientale che questa determina.
Il punto nodale perché il mito della logistica alessandrina si trasformi in realtà diventa quindi la centralità di Alessandria in una ampia fase di riprogettazione, anche riavviata da Slala e in una futuribile spinta politica unidirezionale e il meno conflittuale possibile verso lo sviluppo dell’area vasta, non delegando alla battaglia politica la ragione dei progetti come è avvenuto per il tunnel di base del Fréjus.
Angelo Marinoni
[1] vezione – generalizza sistema di vettori