Se noi dovessimo descrivere in modo allegorico il comportamento della rappresentanza politica di sinistra operante nell’emisfero occidentale in questi ultimi quarant’anni, potremmo ricorrere alla leggenda ellenistica del Nodo di Gordio. Si raccontò un tempo che qualora un predestinato fosse stato in grado di sciogliere il fasciame di corde senza capo né coda che legava il carro di Gordio a Zeus sarebbe diventato il legittimo sovrano dell’Asia. Il nodo era talmente intricato che fece desistere tutti coloro i quali si cimentarono in questo tentativo.
A loro discolpa, innanzi all’irrisolto caso si formularono le più strampalate teorie riguardo alla ricerca del capo della corda; s’inventarono ipotesi suggestive. Il dibattito corse per secoli, finché al cospetto del carro giunse Alessandro il Macedone. Egli si soffermò qualche istante, estrasse la sua spada e con un colpo secco spezzò il fasciame. Nessuno osò mettere in discussione la sua “irrituale” soluzione.
E’ ovvio, l’agiografia non è la storia, ma essa conserva in sé un elevato valore simbolico. E sull’eternità dei simboli non vi sono discussioni. Qualora volessimo “giocare” con la nostra realtà post-moderna potremmo affermare, senza essere smentiti, che dalla pubblicazione di Postdemocracy, nel 2000 di Colin Crouch – il perno su cui ruota quasi tutta la corrente critica eterodossa socio-economica – una congrua pletora d’intellettuali, politologi, economisti di frontiera, si apprestò sin da subito ad arrotare le “lame” per far sì che il giogo del neoliberismo venisse drasticamente troncato.
Per converso, in generale, la sedicente sinistra istituzionale di quel tempo fu assai refrattaria al vaniloquio dei pensanti e conseguentemente meno impegnata nella lotta contro i potentes. Il “nodo” fu osservato, studiato, persino ritenuto necessario. Sorsero cavillose dispute, alcuni disquisirono pedissequamente sulla fattura del fasciame, altri sulla ricerca del bandolo, fino a quando i continui insuccessi connessi al suo scioglimento fecero maturare la convinzione a gran parte dei loro rappresentati che l’idea di brandire la spada non sarebbe stata poi una soluzione così tanto malvagia.
Così avvenne. Infatti, con il passare dei mesi, la crescente avidità dei “pochi” a confronto con l’inasprirsi delle condizioni materiali di vita dei “molti” rafforzò nei secondi il convincimento che l’azione dovesse prevalere sul temporeggiamento, o peggio sulla pusillanimità.
In conseguenza di ciò, oggi lo scenario è completamente diverso. Qualora la componente più a sinistra dei democrats americani, i Sanders, le Warren, gli O’Rourke (Corbyn in UK), riuscisse a motivare gran parte del basso ceto medio, nonché gli strati più sofferenti della popolazione – come pare stia già accadendo – in funzione della mobilitazione finale al voto, con la promessa di un “taglio” netto con il passato, si ristabilirebbe a sinistra quella fruttuosa complementarietà tra pensiero e azione che quasi sempre apre le porte al suo successo. La battaglia campale è già stata da tempo programmata: le elezioni presidenziali americane nel 2020.
Nel caso in cui, per pura ipotesi, dovesse verificarsi un effetto-sorpresa (Sanders, Warren, O’Rourke alla Casa Bianca) – evento non inusuale nella lunga storia delle presidenziali USA, Clinton 92, Trump 2016 – quell’affollata schiera europea che si autodefinisce “progressista”, verso cui confluiscono variegate sfumature di pensiero e che include, ahimè, pure coloro che si dichiarano tuttora strenui partigiani dell’austerity espansiva, nonché i cosiddetti “liberal dal giubbino rosa pallido”, anche per costoro, controvoglia, saranno obbligati ad adeguarsi al nuovo corso.
In estrema sintesi, ci pare che molti altisonanti commentatori, con lo sguardo fisso sul proprio ombelico, non abbiano fino a ora acquisito una reale consapevolezza di cosa stia accadendo nella ribollente classe media americana. L’informazione che giunge qui da noi è molto “mediata” in funzione anti allarmistica (mercati). Non si parla dei comizi arroventati di Bernie Sanders[1] – che veleggia a soli tre punti di distanza nella graduatoria del gradimento popolare democrats rispetto all’icona moderata di Joe Biden (33/30) – non filtra il programma radicale di Elizabeth Warren volto allo smantellamento delle tech giants (Amazon, FB, Apple, Google)[2] e alla eliminazione del rovinoso Buy back[3]; si preferisce non citare i continui ammonimenti al paradosso della ricchezza di Beto O’Rourke.
Si ha l’impressione che l’élite in carica euro-americana, concordante con quel progressivismo “di mercato” domestico, congiuntamente considerino tutta questa “follia radicale” una moda passeggera, frutto dell’estemporaneità giovanile, unita alla caparbietà di qualche arrugginito relitto novecentesco (Sanders, Reich, Corbyn), sebbene i primi due godano del sostegno di milioni di followers sui social e i loro filmati raggiungano punte da capogiro, relativamente agli argomenti trattati, fino a 200 k visualizzazioni.
Fu così anche nel 2007, allorché qualche mese prima del tracollo di Lehman circolavano nei floor delle contrattazione borsistiche ritornelli rassicuranti del tipo “don’t worry, it’s all ok”; o quando uno sconosciuto, per la grande stampa internazionale, tale Jeremy Corbyn, umiliò i maggiorenti del Labour, conquistando in un rapido contest la leadership del partito; per non dire dei giorni antecedenti alla scontata “non” Brexit; o la irrisoria quota vincente offerta agli scommettitori per la “certa” vittoria di Hillary Rodham Clinton.
In precedenza affermammo che “l’agiografia non è la storia”, ma per un curioso scherzo del destino succede talvolta che la storia diventi “agiografica”. Fu così anche per Alessandro, allorché con un esercito di pidocchiosi macedoni straziò l’apparente potente ma corrotta sovranità achemenide. Si, proprio così, come il nostro mercato finanziario: illusoriamente solido, ma volontariamente truccato (rigged)[4] in ogni sua forma ed estensione.
[1]https://www.facebook.com/berniesanders/videos/414281922483402/UzpfSTEwMDAwMDg2MDU1NTc0NDoyMjQ0OTEyMjc1NTQ3NDM2/
[2] https://ilponte.home.blog/2019/03/16/nytimes-usa-elizabeth-warren-propone-di-dividere-le-grandi-aziende-tecnologiche-come-facebook-e-amazon/#more-34
[3] https://democraticieriformisti.wordpress.com/2018/04/06/loriginaria-fonte-della-disuguaglianza-post-moderna-il-buyback-lacquisto-di-azioni-proprie/
[4] https://ilponte.home.blog/2019/04/04/the-newstatesman-uk-una-nuova-recessione-globali-e-sempre-piu-vicina-e-il-mondo-e-miseramente-preparato/#more-125